Scuola in emergenza, “supplentite” e pochi Ata, la Cgil chiama alla mobilitazione

Allarme sistema scolastico in Toscana, carica di supplenti e pochi Ata

Firenze – La scuola in Toscana si trova in un delicato momento, fotografato da dati che oggi, in un incontro con la stampa, la Flc Cgil, lancia come sassi, per puntualizzare dentro la fredda concretezza dei numeri, l’emergenza. Le immissioni in ruolo che si sono svolte fino al 31 agosto scorso, formalmente registrano circa 3.800 posti dati su un contingente assunzionale di 4.154. In realtà i 3.800 posti non corrispondono a 3.800 persone ma ad un numero inferiore, visto che in molti erano vincitori di due concorsi. Non solo. Altro snodo fondamentale è il mancato scorrimento delle graduatorie di sostegno per il ruolo, inchiodato da un divieto ministeriale. Il mancato scorrimento di fatto impedisce di avere in ruolo più docenti specializzati.

Il punto è stato fatto dal segretario della Cgil Toscana, Pasquale Cuomo: “I docenti che non verranno immessi in ruolo sono 2 mila. Di conseguenza, si perdono posti di lavoro certi, a tempo indeterminato, dato di fatto che in questo periodo assume ancora più peso, mettendo ancora più in difficoltà la scuola toscana, dal momento che si dovrà ricorrere maggiormente al personale precario”.

“Avevamo lanciato una proposta, che risale al 2018, in cui si chiedeva che il personale docente con più di tre anni di insegnamento poteva essere stabilizzato facendo ovviamente un anno con prova finale. Avremmo risolto così gran parte del problema. Accanto a questo si prevedeva il concorso ordinario, per chi per chi non aveva i tre anni e voleva entrare nei ranghi della scuola”.

Pasquale Cuomo

Ad oggi, facendo i conti, il ricorso ai supplenti “è stato massivo, come dimostrano i due turni di nomine compiuti il 30 agosto e il 6 settembre (manca ancora la provincia di Arezzo). I dati sono temporanei perché ogni territorio potrà far girare ancora l’algoritmo e inoltre ci saranno anche le supplenze da istituto che peseranno in maniera rilevante”. Così, i supplenti nominati in Toscana sono 14.146. La parte da leone è stata svolta dagli insegnanti di sostegno con 8.236 incarichi, pari al 58,22% del totale. Nello specifico:  al Sostegno Infanzia i supplenti nominati sono 7892.752 al Sostegno primaria, 1.893 al Sostegno primo grado, 2.802 Sostegno secondo grado. Nonostante il calo delle iscrizioni di 5.481 studentesse e studenti, il numero degli alunni diversamente abili è cresciuto. Il totale delle supplenze su infanzia e primaria è attualmente di 1.614, e di 4.296 nelle superiori (primo e secondo grado). I dati per provincia dei supplenti ogni ordine e grado: AR 1.227; FI 3.048; GR 922; LI 1.258; LU 1.546; MS 827; PI 1.846; PT 1.357; PO 1.073; SI 1.042.

L’altra gamba della scuola, ovvero gli Ata (ovvero pesonale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) è in sofferenza a sua volta.

“Non abbiamo i collaboratori scolastici in tutte le province per potere riaprie le scuole – spiega Cuomo – su questo, organizzeremo un’iniziativa. Del resto, i collaboratori scolastici rappresentano il gruppo più numeroso, ma manca anche il personale amministrativo e quello tecnico, ovvero coloro che hanno permesso la Didattica a distanza, la famosa DAD”, aggiunge iil sidacalista. I numeri, nche in questo caso, parlano da soli.  Il personale Ata assunto in ruolo per l’anno scolastico 2023-2024 è di di 707 persone (159 assistenti amministrativi, 503 collaboratori scolastici, 45 assistenti tecnici). il problma, sottolinea il sindacato è che “il governo continua a riferirsi alle tabelle del 2001 che non sono aggiornate e che non fotografano le reali esigenze delle istituzioni scolastiche”. Inoltre, il contingente Ata, in conseguenza alle varie leggi di bilancio (finanziaria o stabilità), ha subito un calo di circa 49.000 persone.

L’Usr Toscana come al solito è stato avaro nel concedere l’organico in deroga, sono stati concessi soltanto 928 deroghe, dei quali 716 collaboratori scolastici. Una risposta molto scarsa rispetto al Piemonte, che ha concesso 2.623 posti in deroga, e all’Emilia Romagna con 2.479In Toscana ci vorrebbero 2.000 posti in deroga, per garantire la funzionalità delle scuole. I posti assegnati in deroga per provincia sono: AR 84; FI 181; GR 77; LI 75; LU 95; MS 53; PI 105; PT 74; PO 66; SI 70.

Fra le richieste, “La Flc Cgil chiede di conoscere le richieste che i dirigenti scolastici hanno inviato agli uffici scolastici provinciali e la documentazione inviata da questi all’Usr Toscana. Inoltre, in un’ottica di trasparenza sarebbe importante sapere i criteri utilizzati, visto che ad esempio le ultime richieste delle scuole di Arezzo non sono state prese in considerazione. Ci sono infatti delle procedure nebulose da rischiarare”.

Infine, non si può tacere del progetto governativo di riduzione del numero delle scuole, progetto contro cui la Regione Toscana ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Questa misura iniqua sarà attiva dal 2024-2025.

“Il quadro statistico che abbiamo descritto sopra sarebbe ancora peggiore se si fossero dovute accorpare delle scuole, chiudere dei plessi e ridurre l’organico – continuano dalla Cgil – la risposta dovrebbe essere quella di raddoppiare le classi e non di tagliare le scuole. Se associato al progetto dell’Autonomia differenziata, si comprende ancora meglio il disegno di spezzare il tessuto nazionale e di ridurre il diritto allo studio, il lavoro pubblico e i gli spazi di partecipazione. Questo scenario peggiorerebbe anche la situazione sull’abbandono scolastico under 16: in Toscana (fonte Regione, dati 2021) le zone più colpite sono il pistoiese, l’empolese e il pratese (criticità 4), seguite da Amiata grossetano e Valle del Serchio (criticità 3) e poi Colline metallifere (Follonica-Massa Marittima), area fiorentina nord ovest, Mugello, piana di Lucca, Valdinievole, Valdarno inferiore (criticità 2). A livello regionale l’abbandono è sull’11,1%, in Italia è al 12,7%”. Inressante da sottolineare è il fatto che l’Europa chiede di arrivare al 9% entro il 2030.

Fra le manifestazioni in corso di preparazione, la Cgil ha lanciato la grande manifestazione del 7 ottobre a Roma, che vedrà il diritto all’istruzione in prima fila, ma, strettamente connesso, anche la contrarietà assoluta al progetto dell’Autonomia differenziata.

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